Il 31 gennaio, terminata la settimana dell’educazione, abbiamo fatto memoria di San Giovanni Bosco: santo che oggi più che mai può aiutarci ad affrontare la grande emergenza educativa che ha preso il largo all’interno della nostra società.
Lui dedicò tutta la sua vita al servizio dei giovani, interessandosi dei loro diritti e avendo a cuore la loro educazione. Don Bosco, infatti, rivolgendosi a un gruppo di salesiani di Torino nel 1878 disse:
“Volete fare una cosa buona? Educate la gioventù.
Volete fare una cosa santa? Educate la gioventù.
Volete fare una cosa santissima? Educate la gioventù.
Volete fare una cosa divina? Educate la gioventù. Anzi questa, tra le cose divine, è divinissima”.
Il suo esempio ci spinge a metterci in gioco con i giovani e più in generale, con chi ci è affidato; in questo però dobbiamo essere consapevoli che non esiste la ricetta dell’educatore perfetto; del padre, della madre che sanno sempre la cosa giusta da fare di fronte a qualsiasi situazione perché, diciamoci la verità, essere genitori ed educatori è un compito arduo, faticoso, che richiede di “sporgersi”, ossia di inoltrarsi in una zona rischio e di possibile sbaglio.
Ma non bisogna abbattersi, bensì ricordarsi che “l’educazione è cosa di cuore”. Infatti, prima di ogni altra cosa, educare è sinonimo di amare! E questo lo afferma bene don Bosco ricordandoci l’importanza di amare i giovani e allo stesso tempo di far comprender loro di essere amati.
Basterebbe ripartire da questo per ricostruire una società attenta ai bisogni del tempo.
L’invito che vi facciamo, cari lettori di ape, è quindi quello di perseverare nel lavoro educativo e di non stancarvi mai di seminare amore (senza avere la pretesa di raccogliere dei frutti nell’immediato) rimanendo con i piedi per terra e abitando con il cuore il cielo!
Valeria Tampini
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